venerdì 20 gennaio 2017

#recensione Re in eterno di Terence Hanbury White

«Era mia sorella… e fu la madre di mio figlio.»

RE IN ETERNO (The once and future king) di Terence Hanbury White è solo una delle tante rivisitazioni del ciclo bretone. E' un omnibus postumo (1958) che raccoglie i seguenti 4 volumi (di fianco, la data di pubblicazione):

1) La spada nella roccia, 1938
2) La regina dell'aria e delle tenebre, 1939
3) Il cavaliere malfatto, 1940
4) La candela nel vento, 1958

Le mie considerazioni? Mozzafiato. La materia di Britannia continua a parlarci dimostrandosi attuale e White è solo uno dei suoi tanti portavoce. Pur non aggiungendo nulla di nuovo egli riesce a distinguersi grazie allo stile poliedrico. L'epos di Artù incarna simbolicamente la fine di un'età aurea e l'arrivo di un più tetro e incerto domani - diceva Tolkien - ma vi è anche una speranza per l'avvenire.

Appoggio in pieno la scelta del volume unico, giacché le 4 parti sono veramente inseparabili. Acquisiscono spessore solo se lette tutto d'un fiato. Ciò che ora sembra ridondante, nel libro seguente risulta essenziale; ogni parte getta le basi per la successiva. White ha detto così tanto eppure così poco. 700 pagine in cui solo lui sa com'è riuscito a coprire tutta la materia, nobilitandola, senza dimenticare nulla. Lo ammetto, questa è una delle rare, se non uniche, volte in cui traviso totale padronanza della materia. Detto ciò, mi è piaciuta molto la gestione della materia. Copre tutta la vita di Artù a partire dall'incontro con Merlino, in adolescenza; non dice mai più del dovuto; dà un taglio introspettivo anziché "meccanico"; lo stile è poliedrico e incisivo; personaggi molto più umanizzati (anziché idealizzati e stereotipati - per esempio qui Lancillotto è un cesso a pedali, però cucca). Come lettura d'evasione è ottima: intrattiene lasciando il segno. La chiusa è uno spettacolo. Curiosità: dal primo volume è stato tratto il riadattamento cinematografico “La Spada nella Roccia”, Disney.

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